COME VORREI CHE FOSSE

Ore 10: ancora a letto.
Mezzogiorno :caffelatte da "Sandri" come ai bei tempi quando mi
addormetavo con gli spazzini al lavoro giu' nel vicolo.
Sono i primi sintomi della vecchiaia ricordare con piacere cio'
che si e' vissuto senza particolare apprezzamento.
Dovrebbe essere tutto diverso.
Ne nuovo ne vecchio.
Un insieme di esperienze gia' vissute e di intuizioni cvhe
,purtroppo, dubito di poter realizzare.
Analizzo con calma:
una fonte importante potrebbe essere costituita dai ricordi; in
realta' e' tutto materiale vile; assolutamente banale. Ne la
trattazione dei fatti potrebbe nobilitarli. Che senso ha del
resto oggi una storia? Io stesso non rileggerei dell'uomo che
dutta giu' dal treno uno sconosciuto "for fun" o di passioni che
pure mi hanno preso di notte attaccandomi alle pagine fino
all'alba amara in cui lA STORIA SI ESAURISCE e non resta che
dormire tristi e inappagati.
E se accadesse davvero? Se fossi proprio io quello che cade dal
treno sotto Salerno?
Per iniziare la scena va mutata:
siamo in un paesino dell'Umbria ed il treno e' il locale che
dalla stazioncina di Sant'Anna porta ad Assisi.
Sono le 13.45 di un giorno feriale. E' estate. Non c'e' vento e
la campagna e' secca essendo i primo di Agosto di un anno arido.
Il trenino elettrico va piano scendendo verso Ponte San
Giovanni.
Il protagonista e seduto in una carrozza dai sedili in vinpelle
rosso scuro con i poggia testa in tubi di alluminio. La carrozza
e quosi vuota se si eccettuano un'insegnate che torna dal
provveditorato, due studenti dell'Universita' italiana per
stranieri e l'uomo che buttera' giu' il protagonista dal treno.
Il fatto di conoscere come finira' nulla toglie alla descrizione
della vittima: e' di sesso maschile, e'vicino ai quaranta,e'
impiegato con diploma di scuola superiore (si era iscritto, ma
non ha dato neanche un esame). E' un tipo alto. Non ha molti
capelli, ma non lo si notA se non da vicino. E' di ca5rnagione
chiara (la mADRE e' bionda).Si intertessa di tutto quello che
accade nei guiornali e acquista riviste anche straniere (legge
bene l'inglese perche' gli e' sempre piaciuto informarsi con
anticipo sulle mode anglosassoni).
E' un tipo tosto anche se non atletico e per nulla dedito a
sport. Nuota e prende il sole d'estate. L'inverno fa la settimana
bianca, piu' spesso in trentino, nei pressi di Merano(ama la
precisione e la pulizia delle pensioni tirolesi).
Nella carrozza lo si nota per contrasto al suo dirimpettaio:un
giovane piuttosto basso con una maglietta che illustra i muscoli
da culturista sui jeans e le espadrillas bianche.
La vittima e' in camicia bianca e pantaloni carta zucchero su
mocassini cognac.
I due non hanno nulla da dirsi.
Non si conoscono, ad occhio e croce non hanno niente in comune,
stanno facendo un viaggio cosi' breve che si puo' stare
tranquillamente zitti.
Antonio, la vittima, legge "Il Corriere della Sera".
Paolo, quello che fara' il gesto gratuito, guarda fuori dal
finestrino.
Siamo verso Bastia Umbra. La puzza degli allevamenti di suini e'
passata. Resta il caldo e la fame del pasto ritardato.
Entrambe vanno ad Assisi.
Antonio va a cercare un amico che come lui collezziona riviste.
Paolo ha preso il treno perche' la sua ragazza e' andata al mare
con un'amica e lui non ha un soldo e cerca lavoro e ha litigato
con suo padre cui non somiglia perche' e' trenta centimetri piu'
basso, perche' non veste "sobrio" e soprattutto perche' suo
padre ,il Dott. Virgilio Maoni, detesta i culturisti e
soprattutti un figlio culturista che ha fatto l'istituto per
periti industriali invece del liceo e appena presa la maturita'
vorrebbe uno schifo di lavoro pur di lasciare la famiglia ricca
che "non stima". Per il Dott. Maoni Paolo e' un cretino. Anche
lui a suo termpo aveva tentato altre strade, per poi, come
giusto, sfruttare la propria condizione. Stava forse meglio
quello cher aveva fatto carriera politica ed appariva alla TV?
Alberghi, vita familiare a singhiozzo, infarto alle porte....Il
Dott. Maoni non invidiava nessuno. L'amico artista, di media
fama, non lo convinceva per nulla, ne quando era su di giri ne
tanto meno quando involontariamente si mostrava bruciato...come
un sandwich troppo tostato...
Sua moglie, bella donna, gia' bella ragazza intelligente e
pratica, era al suo fianco condividendo la stessa visione del
mondo cui insieme erano negli anni arrivati, per vie diverse, ma
nello stesso periodo.
Quel figlio, ammaestrato da un genitore dotato di grossa
comunicativa, non avrebbe dovurto cadere nella ribellione
generazionale, mnon avrebbe dovuto rifiutare suo padre in una
maniera cosi' inconciliabile della somma dell'istituto tecnico e
del culturismo.
Irrecuperabile .
Paolo, era ormai per il Dott. Maoni, un figlio irrecuperabile....
ma sotto sotto Virgilio Maoni stimava molto il figlio proprio
perche' era riuscito a fuggirgli per l'unica strada fuori d'ogni
dialettica:l'apprendimento della tecnica sperimentando sul pezzo
di mettalico ed il sudore dei muscoli speso solo per farli
gonfiare in spregio al buon gusto e fose alla salute stessa.
Paolo era conscio di essere un intellettuale.
Suo padre e tutto il mondo di merda degli zombie gli era
finalmente estraneo, avrebbe atteso la fine come Marlon Brando
coi muscoli gonfi e forse un furturo in roulotte.
"L'Umbria verde" gli era piu' simpatica quando passava per le
puzze fetide davanti agli allevamenti di maiali, quella terra
noiosa in quei frangenti dava almeno di se un'idea piu' terrena e
Francesco, il grande santo, acquistava un corpo .....
"Sono i pensieri di mio padre"
E nel dirselo cambiava mentalmente discorso per concentrarsi su
quel suo vicino.
"Che faccia da stronzo"-pensava-
Antonio continuava a leggere il suo giornale.
Normalmente evitava di pensare e si lasciava prendere dai fatti
di cronaca. Ne era un attento lettore.Arrivava d'estate, allo
spoglio dei rotocalchi con memorizzazione delle differenz3e
rispetto all'anno precedente. Una maniera per costatare come la
tecnica della fosse alla base del rotocaclco e in fondo anche del
suo piccolo piacere nel rileggere

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