N E B B I A
C'era stata una nebbia fittissima fin dal primo mattino.
Per quella cittadina in riva al mare era una cosa del tutto
eccezionale.
Piero era stato tutto il giorno a domandarsi come face-
vano a resistere, nelle zone dove la nebbia era di casa...Forse
era l'abitudine: lui si era sentito mancare il respiro per tut-
ta la giornata, avvertendo una sorta di oppressione al petto
che gli dava la smania.
Quando la sera fu per andare a letto, guardando dalla fi-
nestra della propria camera la fitta nebbia costellata qua e
la' da lampioni accesi come stelle in un aberrante cielo nottur-
no, senti' una sorta di liberazione nel pensiero di stare per
dormire. Era piu' che certo che la mattina dopo ci sarebbe sta-
to uno splendido sole, ad illuminare tutta quanta la cittadina
ed a far dimenticare la nebbia. Ma non fu cosi'.
Quando si sveglio', la casa lui non esisteva piu'.
Sul primo momento penso' di stare sognando, e chiuse gli occhi
per continuare il sonno dato che sognare non gli piaceva gran
che.
Riaprendo gli occhi, pero', dopo un lasso di tempo che gli
pareva sufficiente a far esaurire quel sogno attorno a lui, la
casa continuavas a non esistere. Con uno scatto alzo' il busto,
per guardasi attorno con la bocca aperta: non credeva a quan-
to stava vedendo. tanto che comincio' a costellarsi faccia
di pizzicotti fino ad indolenzirsela da non poterne piu' speran-
do di svegliarsi, ma il sogno continuava ad esistere.
Anche la cittadina era completamente sparita, nella tersa
mattina di Settembre, e persino le montagne lontane non esiste-
vano piu'. C'era soltanto una superficie bianca come il latte,
perfettamente levigata e costellata qua e la di letti.
In qualcuno di essi delle persone si stringevano addosso
le coperte,guardandosi attorno agomente e certe di essere im-
pazzite. Altre piangevano a dirotto ed altre ancora, come lui,
osservavano ogni cosa con la massima curiosita'.
Piero guardo' verso il cielo, che appariva normalissimo.
A poca distanza dal letto noto' poi i propri abiti, ed un
poco piu' in la' la sua bicicletta. Indossati i vestiti, badando
bene di nascondersi sotto le lenzuola quando si tolse il pigia-
ma per infilarsi mutande e pantaloni, inforco' la bicicletta
prendendo a girellare qua e la' per farsi un'idea della situazio-
ne generale.
"Ehi, Beppe:ci capisci qualcosa, tu?"domando' ad un suo
amico d'infanzia, fermando la bicicletta.
"Che sia dannato, se mi cio raccapezzo" fece lui, conti-
nuando ad imprecare con ancora addiosso camicione da notte,pan-
tofole papalina.
"Beh, ti saluto: vado a fare un giro di perlustrazione"
si accommiato' Piero, allontanandosi.
La sera si era spinto ad oltre cento chilometri di di-
stanza, attraverso luoghi dove appena il giorno prima sor-
gevano altri paesi. ma tutto era diventato bianco, liscio e le-
vigato come e piu' dell'avorio lavorato. Era una cosa inconcepi-
bile.
Aveva incontrato moltissime persone che erano impazzite.
Al tramonto, che nonostante tutto aveva mantenuto la pro-
pria bellezza (forse diventando ancora piu' splendido), Piero
si fermo'.
"Accidenti ,la Terra pare essere diventata una enorme
palla da biliardo" si disse gratandosi la testa: come faceva
sempre, qundo non aveva le idee chiare.
Stava per riprendere a parlare, quando qualcosa nel cie-
lo attiro' la sua attenzione. Pareva l'estremita' di unja steccA
da biliardo, pronta a colpire una palla...
di ALESSANDRO CORSI
Via Mentana 127
57125 Livorno
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