LA VELARDINIELLANA LECCE MARSICANA IN ANTONIO BASILE
LA VELARDINIELLANA LECCE MARSICANA SI NOTA NEL I'SINDACO LECCESE DELLA MARSICA
DEL DOPOGUERRA CAV.ANTONIO BARILE I'CITTADINO DAL '46 AL '51,
Eppure il suo Casato ha uno stemma ben studiato dal Conte Piero Gualfi Camaja-
ni, papa' della genealogia araldica nostrana, come la sua parola desunta dai
suoi scritti poetici-prosastici, cosi' la sua storia familiare deriva dalla
terra di Barili, distrutta e trasferitasi in terra aquilana, d'antica nobilta'
come in Taddeo del 1015, conte di monte de'Risi, cui si ricava del luogo ove
nientemeno si riusci' a ricavare e produrre il riso.Ma il suo filing e' profon-
do, e' storico ed e' promozionale, proprio come la sua stirpe che trasferendosi
a Napoli diede vita a due stirpi: Barile e Perdicassa o Barrile, data la pro-
nuncia dialettale napoletana, cui diversi cognomi come in ogni atto municipale,
gli scrivani li storpiavano e modificavano. Se le sue opere sono state premiate
ancor tuttora rappresentando un excursus veramente incredibile pre le molte
ovazioni e varia per i diversi riconoscimenti, cosi' il suo casato feudatario
sino al 1937 si distinse nelle armi, come in Magistratura e con varie cariche
cortigiane come ci riporta il Crispamonti vate studioso aquilano genealogico.
Cosi' le sue parole si rendono scorrevoli, fluide, limpide, pacate, come il
suo nobile ambito familiare di predecessori de'Baroni di Tipattoni, come di
Stiffe e Forcella, e forse da un altro estremo ceppo da'Collimento,o dal napo-
letano seggio o sedile Capuano, distinguendosi dal fatto che i primi disegnava-
no settorialmente lo stemma con l'acquila, mentre questi partenopei con il gri-
fo sull'elmo, come si deduce da tal Parile de'Barili, nell'Acquila del 1929 con
frate Perdicassa, progenio di Taddeo trovato nello strumento di B.Mandino alias
Brutto Buono da Bazzano sui terreni, come e' scritto: Nobilis et stremens L.
Miles Comes Taddeus de Barilibus Acquilanus Cibes poi Cives. E come i suoi
temi si fanno ricorrenti, avvincenti, timidi e nello stesso tempo aderenti,
cosi' la sua stirpe prosegue con Gualtiero nel 1107 quale capitan equestre
dell'imp. Arrigo v, poi tal Nicolau nel 1180 con figlio nobile cavalier Gualti-
eri, e Taddeo padre di Gualtier e Tomaso, come dallo strumento di donaz.domi-
ciliare del '325 all'ab. di Casanova nei locali di Pretuto: Magnifici e strenui
L.Militis Dominis Thomas et Gualtierique: da qui si derivo' che Tommasus
genero' Tomeo, Rainaldo e Gualtiero novo, nip. del card. Tomasus di Ocre, come
Per-di-caso fu soldato valoroso.
E se vogliam raffrontar ancor operato e genealogia si riscontra ancor che se
le sue tematiche sono risultate accademiche, di studio, come i suoi progenii
quali il caballerus Petricone, la filia Diana, Muliera de conte Pietrilalle
Camponesco, e conte Bernardino fu padre Bartolomeo, come dalla donaz. all'ab.
Casa Nova: Vir nobilis, et miles Sir Bartolomeus domini Bernardinus de Aquila
oltre che poi Rainaldus fu capit. di Conto servitor del re Manfredi e dopo
cav. dell'angioino Carlo I', onde il suo disendente Buccio il re Roberto
angioino lo nomino' Governator de Gaeta e Commenzal domesticus. Ma allor chi
legge le ispirazioni Barilesche? E' quanto dir chi conosce l'albo Barileiano?
Eppur la sua stirpe continua con Ruffino che nel '353 servi' la reina Giovan-
na, e il re Lodovigo lo designo' Capetan de' Fanti, mentre Renato sara' invia-
to dal re Carlo Duratt ad Aretium qual generalis de'Guarnigione, e nel '475
Nanni advocatus fu Lettore a Patavia e giudice Borgataro a Roma.
La stilistica, metrica e epos letterario di Barile son attentamente valutati
come fu la sua generale genealogia protrattasi con jacomo nel '508 qual prete
docto di decreti, che gli valse il titolo di Capitan de Ancona, Ascoli Rieti
e Fermo, come si ricava dal Ms. di Cl.Crispo Monti: Ist.d.orig.e fond d.citta'
d.Aquila...! (Candida Gonzaga: Mem.d.fam.nob.d'It.,I',109:Baldassar de la
Ratta, conte Casertano giustiziere e carmelengo regio, e' esecutor testamen-
tario della re.Giovanna 2' la "pazza", con Ottino Caracziuolo detto poi Ca-
racciolo gr.cancell., Giorgio d'Allemagna poi Alemagna, conte di Pulcino, e
Perdicasso Barrille poi Barile conte di Montodorisio con Ciraletta poi Carlet-
ta e Ciarletta Caracciolo( mentre a pag.109) Conti Barrile di NA '397; dai
conti Marsi di Thomas Barrili di Barardo poi Berardo e Bernardo di Collemento,
feudatario nel '397, a NA nei sedili Capuaneo, poi a Siracusa e Tropea poi
Messina, ancor Reggio e Lavello, che con Luca segret.d.reg.Bianca trasporto'
la fam. in Sicilia col re Martino, poi detto casato fece parte nel '516 dell'
or. di Malta con monum. a Na nella chiesa di S.Lorenzo, dopo aver preso i
contadi di Monteodorisio nel '445, Marches. di Mongiuffi nel '643, duc.di Ca-
ivano nel'623 e Marianella nel '653, princ. di Capri a Santarcangelo, poi
princ. del S.R.I., ancor parentadi sparsi in Caldora, Colonna, Corvaia,
Delapenciso, Gallupi, Orsino, Platamone, Spinelli ed altre famiglie). Ma chi
legge frequentemente le sue opere e le paragona alle precedenti, s'accorge che
il suo linguaggio assume metamorfosi alquanto violente e polemiche, proprio
come e' avvincente la sua storia familiare, specie come si evince dal cap.
Bartolommaeus Barile nel Giorn.Araldico, VI',153:(de li egregi de la familia
Rivera: Appartene alla schiatta de li Coli menti poi Collimento discendenti
da Oderisio poi Odorisio de' Marsi I' conte de' Collilimento, contemporaneo
a Gualtieri d'Ocre, gr.cancelliere regio, gent.di Sangro, sosten. di re
Manfredi alla battaglia beneventana detto Bart.Barile, uomo d'arme sotto
Carlo I' angioino, poi con Antonio mastro di campo con Filippo 3',ancor Giud
Johannes de'supr.trib.regio n.'652,Manna cap. di Matius Sforza, Giovannangelo
duca Caivese e segr.regio, Giovan Luca segr.regio di Bianca, Giulio govern. di
Patti d.reg.Maria, e nel '600 c,e' un ramo a Caltanisetta da Vito Barile, cugi-
no del duca Caivanese Giovannangelo, ramo del bar. di Turofili, mentre Paolo
Barrile Grimaldi comm.di S.Ferdinando o Ferdinandeo dell'ord.Costantiniano e'
il fondatore dell'ordine Ferdinandeo, originale); fin qui che come l'ordine
genealogico procede a tentoni, pieno di scoperte, cosi' la sua vena artistica-
culturale e' sobria, di Memorie storiche (N.Barile comand.d.galere angioine
di Carlo I' nella guerra di Acaja e' imparentato coi Celano, Sangro, Acquiavi-
va, poi Acquaviva, Aquino Filangieri, Cantelmo, Galluccio, Leonessa, Eboli,
Marzano, Sanframmondo e Santomagno, poi tal Giovanni quando mori' il re Andrea
marito di Giovanna I', per cui fu vendicato dal fratello re ungherese attraver-
souba una sua deputazione di Giovan Barile, Bartolomeo Carrafa poi Carafa,
Roberto d'Arminio, Andrea di Toro, Filippo Coppola, Nardo Ferrillo, mastro
Leonardo Terracciano, i quali poi avvedutisi, costrinsero il re alla fuga
e quel tal Giovanni Barile governo' la Provenza e la Linguadoca per il re an-
gioino Ruberto, ancor c'e' Paolo detto Camiso che sposo' una sorella di Papa
Giovanni 22', poi pregioniera con la madre ed i fratelli e nipoti di re Ladi-
slao finche' fu riscattata dal Papa con tutti per ottantamila fiorini:cifra
allora enorme e...storica pel riscatto!). Ma le opere di Antonio Barile subi-
scono spesso interruzioni e mutamenti, forse dovuti alle influenze esterne,
pressioni locali, malcostume vigente, per cui cosi' e' la sua genealogia
(cavalierei di giustizia Barile, Na'732:Bertini Frassoni:Il SMO di s.g. di
Gerusalemme detto di Malta p.118:processi di nobilta' d.cav.di giust.NA Fam.
Barrile proc.Spieneloi poi Spinelli '732; Enrico Barile barone, Beltramo:br.
descriz.d.R.di Na,290:Enrico B. promogenio di Taddeo, successe nella baronia
di Barile, Cellina, Montepietro, ebbe molti figli Giovan Riccardo, e Odolina
moglie di Giacomo Tomacello matrigna di papa Bonifacio 9' regia maritata a
Petro Siginolfo).Ma se guardiamo attentamente le sue poesie come le sue prose
ci accorgiamo che il suo indole e' vivo e cromosomico come produttiva e auto-
didatta e' la sua verve esattamente come la sua generale genealogia che prose-
gue con il guerrier Barile Manno (NA, Beltramo:br.descriz.d.R.di NA, 290: ne
la decr. di Abruzzo Citra:Beto Barile du padre di manno poi Manno, sotto il
militarismo Sforza; poi di Gonzaga:mem.d.fam.nob.d'It.,i',107: Famiglia impa-
rentata coi Acquaviva, Alneto, d'Artis, Azzia, Del Balzo, Barattuccio, Barrile,
Boffa, Del Bosco;idem,p.87; ancor imparentamenti: Aquino, Di Baro, Barrile poi
Barile, Bursone;idemp.21:parentele con: Albertino, Alferio, Anfora, Aquino
Castiglione, Aragona, Aversa, poi dell'Aversa, Baraballo, Barone, Baernaudo;)
Comunque la sua mentalita' e' aperta e viva come la sua stirpe (Barile'289 di
Pisa, Indice del priorista Pisano detto Chronica Antianorum del '289: Barbieri,
Bartali, Bardi, Barucci, Barile, Barattula, Del Barbettaro, Baruffi, Baroni,
Baroncini, Baffi, Basci, Bascheri) Eppur dialogando con lui sulle sue opere,
Egli si mostra schivo, timido, quasi avesse paura di parlarne, perche' forse
crede che nessuno lo capisca e che ognuno lo vituperera', come cosi' appare la
sua genealogia (Lgt.Manno Barile, '448: Condottieri capitani tribuni, I,71:
Quando Sforza abbandono'l'assedio Lodigiano per arrecar aiuto a Cremona, invio'
milizie dirette da Roberto Sanseverino e Manno Barile, che sconfissero l'armata
veneta-padana di Andrea Quirini il 17-7-'443, mentre poi il Barile morira'
annegato nel Lambro; Barilli'310,BO:Pasini-Frassoni:Diz.d.ant.duc.di Ferrara,
656: Barilli o dal Barile: D'azzurro alla botte d'oro, capo d'oro caricato da
un'acquila nera, Andrea Rosso del Barile, Jacobo e Petro Romano, suoi figli
vivevan a Ferrara nel '310, essendo oriundi di BO). E come son preziose le sue
testimonianze cosi' gli e' prezioso il Ms.De la reggia Marsicana di Mons.Corsi-
gnani, I',107 ( e' degna di memoria la Grotta, che apparisce nel su detto te-
retor de Lecce de la Marsicana Diocesj ivj appellata de'Mantrili o sia la silva
Mantrilia) e 700(Popolosa e' oggidi' la Terra di Lecce in Marsi;Phoeb,108,la
qual crebbe dalle rouve de la Fortezza di Sauco gia' sentinella della d.Citta',
in cui la picciola Chiesa di san Biagio miravasi; volendo la fama degli Anziani
che tal Santo qual fiata ivi soggiornasse; ex notit habit ibid. ann.'72 M.SS...
esistono alcune antiquita' non sprezzabili; imperciocche' vi osservammo un
cerchio rotondo concavo fatto in guisa del Colosseo romano, ed alcune grotte
ammirabili; una ha il nome di Pozzarello, che al di dentro e' praticabile con
un lungo giro, e ci veggono vari scherzi dell'ingegnosa Natura in diverse figu-
re di pietra formate dal trapelare l'acqua insieme colla terra, e restarvi
poi assodata dal freddo; l'altra grotta che non ha nome, porta per sotteranei
Meati una gran sorgente d'acqua fredda. Nel monte Mantrillio, profondarsi cupe
Caverne, dove al contiunuo serbasi il ghiaccio per comodo de Marsi nei calori
estivi; la detta Ferra ha il vantaggio del clima perfetto, massime nella parte
del Monte vicino, nell'altezza in cui si vede il mare Adriatico; nel suo terri-
torio esiste un'immagine di N.D. molto pericolosa, proprio in un casale poco
lungi situato. La chiesa parrocchiale di lecce e' dedicata in onore all'issi-
tessa Beatiss.VERG.MARIA, ornata di varie cappelle, colle sacre reliquie de'
Santi Fabiano e Sebastiano, col dito del sopraddetto glorioso S.Biagio protetto-
re: col Legno della SS.Croce, colle ossa di S.Vito, S.Lorenzo, e con altre.
In quella medesima chiesa nell'a.'272 erratamente in '727 in occasione che vi
tenemmo la S.Cresima da delegato di suo Ordinario, leggemmo il seguente BREVE
di Urbano VIII con cui la concede l'Indulgenza per la visita di 7 suoi Altari,
come se visitassero i & altari d.Basil.d.pric.d.Apostoli in Roma: onde stimato
abbiamo bene di qui notarlo).Eppure ANTONIO BARILE vuol rimanere tale alla sto-
ria come tale e quale vuol restar Lecce Marsicana detta in antiquitate citade
de clastid io Licio, forse di reminiscenza di qualche appartenente esule dell'
Asia Minore (cfr.P.Marso in Cumment.liber 7'Fasti Avidii), quindi con vestigia
esuli asiatiche o viatorii provenienti da cola' che quivi trovaron famiglia e
sede. Eppur ancor si puo' rilevar che tutto il materiale di Antonio Marsican
BARILE e' un'enciclopedia umana di fede com'e' Lecce una macchia nella selva
Matrilia, dove scavando si possa ancor ritrovar quasi certamente la strada
rotabile per olre quattro miglia di estensione urbana Leccese, sin dalla ro-
mana militare Campo mizezo o Campus medium, cui i vari Rocca di mezzo ecc.
dell'aria Marsicana. Ed a tal proposito vorrei ricordar un'inedito Barileano:
ancor oggi si ricorda Guardia quale il colle Campo-mizzo detto di mezzo prima
Leccese e Campo che rappresentava il vallum inferior, cui ebbe come il castel-
lo il suo rifiorir in epoca Longobarda, con fortificazioni poligonali, com'era
d'uso nell'epoca, e la celeberrima torre, or dal tocco ogni quarto d'ora infal-
libile. E il buon donn'Antonio detto quivi sor'(Anto' aggiunge:chissa' quant'
ancor e' immerso, data la sismologia attiva e il corrugamento attivo con le
guerre,come le cristiane chiese di s.Maria e s.Pietro, come dalla papale bolla
di Celmente 3',cui ricorda altre come S.M. de Litio con varie modifiche: auri
florenos novem, caseoos quattordecim, et pumes triginta, longarum par unum, a
quolibet foculari ipsius Castri decinas sptem.Eppur chi legge l'ultimo Bartile,
s'accorge che la metamorfosi metalinguistica c'e' stata, ove lui sembra quasi
accostarsi per l'ultima volta, come presagio della sua senilita', alla vetusta
Lecce Marsicana, ricordando luoghi oramai d'una volta come l'ecclesia S.Petri
(riedificata secoli orsono dai Vettoritesi, con beneficium a D.M.Tommasetti di
Pescina nel '583 e ricostruita dopo la peste nel '656 intitolata a s.Elia), il
Clastidium Liccii o di lecce antiqua o Liciae (abitato da Agneni o Taratesi,
che popolavano il Castelluccio, vicino all'altro castel minor distrutto di Rug-
gero detto Rhgierotto figlio di Cobella contessa Celanese con Roberto e Napo-
leone Ursino detto il vincitore: quivi si raduno' la gens vera Licia, sparsa
in piccoli Casali limitrofi, evocata da una lapide leggendaria mista a storia,
raffigurante un contadino con un cavallo carico di legna unitamente ad uno
specchio usatorio), l'ecclesia S.Martini (in Agne, come fu ricordata dalla bol-
la n.1 e 2, surrogata poi nell'antiqua parrocchia s.Marie ove furono trasferi-
te le chartulae delle indulgenze di p.Urbano VIII concesse per quei visitatori
dei 7 altari: anche a quell'epoca Lecce godeva d'una stimata propaganda turi-
stica d'alto rango verso il '630) e da non dimenticar il clastidium antiquissi-
mus Macrani (dirupato per le lotte interne fra Rugerotto e gli Ursini, conser-
vante la vetusta parva ecclesia S.Lucia poi rettificata in Lucio, come dalla
bolla papale di Clemente III, come la viciniora ecclesia s.Martini). Anzi come
egli tiene a precisare lo scopo ingenuo e puro, nonche' autodidatta e sempli-
ciotto da puro uomo Marsicano, di quelli d'uno "stampo" che ancor ce ne son,
cosi' altrettanta e' la precisione sulla sua Lecce, come dall'altro castello
detto Bonario ( con le piccolissime chiese di s.Maria e s.Angelo con beneficio
rurale Bonaria del 20-4-'551 del p.Giulio 3' a D.Ascanio Silverio Piccolomini
e Costanza Piccolomini contessa Celanese del 26-9-'569 a D.Berardo Cico di
Lecce) nel vicino villaggio Vittorito del pian di Vico (riedificanti la chiesa
s.Petri, con beneficio rurale), del castellino Satrano (ne rimane che ben poco,
oggi forse sol qualche "pietra" che sol i veri intenditori san individuare),
del casato d'Angre ( con la chiesa di s.Lorenzo come da bolla pontificia dei
Clemente 3', distrutto poi sia dal tempo che dalle invasioni, per cui le sue
vestigia furon traslocate nella accogliente Vico). Ecco chi e' in definitiva
Antonio BARILE: un uomo che nella sua casa-museo-biblio-emeroteca ha dato un
timido segno a quanti lo han valutato nella sua discrezione dovuta, che egli
e' un casello utile a Lecce, come lo son stati i non pochi fuochi di Casali,
Casette e Stalle domestiche, dove la vera cultura ancora tuttora sembra rimaner
quella per tramandazione orale, come nelle dimore di Macchia, Sierri di Valle-
Mora, cioe' quella vallata delle more, M.d.Grazie della chiesa della Verg.SS.
d.Angeli del'555. Ecco che forse e' azzardato parlare del dopo Barile, ma egli
ha saputo tracciare in proprio e con spese dirette, tracce nuove delle sue
ultime opere, che per l'appunto riguardano il "solco nel profondo", come per
loro e' stata l'accurata opera di "rispolveratura" nel vallone di Macrano, del-
la piccolissima "ricostruita" con antichi resti suoi, della chiesetta di S.Lu-
cia, ove annualmente nel suo giorno onomastico si faceva un'affollata fiera,
con genti da Lecce antica, Castelluccio, Tarota, Macchia, Sierri, Valle-Mora,
Madonna d.Grazie che nel censimento dei fuochi del 31.12.'868 contava ben 1467
anime, e di certo si han testimonianze di gente accorsa ed insediatasi cola',
proveniente dai valloni di Pescasseroli, Gioja, Aschi e Casali, Venere, Ortuc-
chio, Manaforno, Villa-vallelonga, e tant'altri che man mano accorrevano per
tale ricorrenza e giorno propiziatorio, come i monaci del Castello provenienti
dal mon.d.Vittoria di Scurcola sin dai tempi angiovini di Carlo, e poi riscat-
tato dal vassallaggio monacale da Carlo 2', assegnandolo al feudo del Conte
Celanse detto Celansese e poi Celanese, come ancor dalla contrada Pozzarello
dalle cave grotta con residui lastricati di merruvio, com'anche da provenienti
dall'Antica Apulia. E lui e' onesto: non puo' dimenticar la storia Marsicana
di Andrea di Pietro, come quella dei Marsi di Luigi Colantoni, tanto per citar
qualche fonte che ha alimentatoquesta sua vita di scritti, universalmente
riconosciuta e perennemente apprezzata anche dal nemico piu' vile, nascosto ed
infimo, cui sol l'ignoranza gli val come ricompensa!
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